Crimini D’Autore

Un progetto nato dalla scrittura della cantautrice Alexanderplatz e diventato collezione artistica.

Storie ispirate a vicende reali legate ai volti di attori/artisti (e non solo) che hanno ispirato la creazione dei personaggi. Un connubio tra musica e pittura che fonde perfettamente i due mondi.

Lo scenario descritto dietro le sbarre è quello di uomini e donne che, al di là del crimine commesso, mostrano e raccontano la loro umana fragilità

LA SENTENZA​

Acrilico su tavola
50 cm x 67cm
Anno 2019

“Guardo la pioggia oltre i vetri dell’aula, sembra gelida e silenziosa come il mio volto. Oltre questo cielo nero nero come il colore di questo mantello. Custode della legge, sono colui che la protegge. Innocente o criminale: io sono il Tribunale”

FRANCA

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Qui la notte è fredda Io respiro si fa lento. La sola via di fuga è pregare di non lasciarsi andare. Un altro giorno da inventare e troppi anni da scontare Il tempo che non vuol passare. Tra queste mura solo rimpianti e fotografie in bianco e nero. Le guardo e faccio un passo indietro, perché fa male da morire vedere i loro sorrisi. Correvo verso il sole nei campi sterminati .Mi bastava solo questo per essere libera da lui .Tornavo a casa ed in silenzio. Gli occhi bassi, i pugni stretti. Non riuscivo a sopportare di vederli sanguinare. La cinta stretta in una mano ma il loro grido era vano. Lui che non placava mai la sua folle e cieca rabbia. Poi, un giorno, dissi basta. Attesi che tornasse. Non gli diedi neanche il tempo di capire, di pensare. Con la scheggia di un bicchiere recisi il suo respiro. Il sangue, torbido veleno, scorreva implacabile. E poi, di notte, all’improvviso, rivedo gli occhi dei miei figli. La sola via di fuga è sperare, non lasciarsi andare, sperare, non lasciarsi andare.

FRITZ

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Ero il più piccolo della famiglia, il meno voluto, il più dissoluto. Spirito ribelle, giocavo col destino, sin da bambino. Da Brema arrivai a Milano e per non sentirmi strano mi facevo di speed. Bello e dannato, lo sguardo un po’ incantato da attore hollywoodiano. La rivoluzione e il 68, le notti a Saint Vincent, puntando alla roulette. Con un bicchiere di Martini in una mano ed una Camel stretta tra le labbra. Venticinque anni, tanti gli assi da giocare ancora, imparando dai più furbi. Ingannare milionari, mescolare carte, raggirare donne, star dei casino’. Non esiste cura, per me non esiste cura. L’Aston Martin sfrecciava sulla costiera in quell’estate bohemien. Hotel di lusso e soldi facili. Truffatore per devozione, non il solito imbroglione. La contessa Eva era una vedova infelice che feci innamorare di me. Così cadde tra le mie braccia, non c’era cosa più facile che giocare con lei L’avvelenavo lentamente, tre gocce di arsenico ogni volta dopo cena. Il piano era perfetto ma anziché andare a letto quella notte lei chiamò la polizia..

NINO

Acrilico su tavola
50cm x 67cm
Anno 2019

Ero bello a quel tempo e mi chiamavano Nino il coltello. Col mio volto spavaldo la gente, impaurita, abbassava lo sguardo. Fissarmi negli occhi era sfida ed io, allora, ero fiero e incazzato. Cresciuto in baracche tra topi e zanzare ed il cibo era solo un miraggio per me, nato per caso. Fumavo tabacco e spesso anche i fogli di libri strappati. Imparando a rubare per non sentir fame. Poi la mala, gli scippi, le bische, la ghenga ed io così ebbro di vita. E la città, la città mi tentava. Torino del 76, ci incontravamo a Porta Palazzo Ma a me non bastava più ciò che mi offriva la periferia. Scommisi la vita tra gioco d’azzardo, ricatti e puttane e dopo la corsa in salita quel mondo era tutto ai miei piedi. Poi, un giorno, incontrai il suo viso e mi squarciò il petto il suo sorriso. Sulle sue labbra si inchinava il sole e mi arresi anch’io E consumammo miliardi di stelle, assetati d’amore. Prosciugandone la bellezza fino all’ultimo bagliore Ma in una notte qualunque una pallottola le bucò il cuore. Da un gesto vile il mio eterno dolore. Giurai vendetta e in un agguato i nemici attirai e col volto di lei negli occhi giù la lama affondai. Gridai il suo nome e sul grido caddero tutti. Ed ora cos’altro mi resta se non il riflesso di un uomo che nella vita ha perduto il senso, persino l’amore. Da questa cella non vedrò più il sole

OFELIA

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Mio caro Eugenio, tre notti insieme dopo avermi fatta innamorare e adesso già mi lasci andare. Ti seguo quando esci dal lavoro, sotto la neve di marzo. Bologna non è così grande per nascondere i tuoi passi. Nessuna oltre me, nessuno dopo te. Io ti ho chiamato mille e più volte in questo giorni ma non hai risposto e continui a fuggire dimmi, allora, che ti ho fatto per meritarmi la tua indifferenza. Tutte quelle lettere che non leggerai mai più. Io mi sento fragile, non voglio perderti. Sai, nei miei occhi, c’è solo il tuo sguardo Ho visto tua moglie e i bambini in centro ma tu devi esser mio e basta. Non potrò toccarti, ne’ avvicinarmi ora che mi hanno vietato di girarti intorno. Dicono sia una pericolosa stalker, ma sono una donna che ti ama. E dopo i tuoi insulti, i miei ricatti, i pedinamenti, gli inseguimenti Io qui a donarti ancora il mio amore. Tu avrai sempre e per sempre il mio cuore. Tutte quelle lettere che non leggerai mai più. Io mi sento fragile, non posso perderti. Ora mi lasci in questo inferno. Qui tra le urla ed i farmaci senza poterti mai più avere.

SERGIO

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Vorrei confidarti che in questa notte cupa non riesco a dormire. Prendo a morsi il lenzuolo, tengo stretto il cuscino tra le mani. Tu mi manchi da morire ma ho paura di sognarti ancora una volta. Mentre provi a parlarmi della tua vita e mi chiedi: “quanto tempo fa la tua è finita?”. Le mura della mia cella sono fredde come le tue guance pallide, non ricordo più che giorno fosse quando incontrai i tuoi occhi scuri Neri come il petrolio, come un avvoltoio che non è mai sazio. Evitai il tuo sguardo e ignorandoti continuai a camminare sapendo che era impossibile non poterti amare e il cuore mio incatenare Il cielo, in quell’istante, cominciò a tremare. Era il mondo che esplodeva. La sigaretta cadde dalla mia bocca quando mi voltai a guardarti: non so come, disperato mio amore. Affogai come un fiore nel tuo sguardo fatale ed ora, ti scrivo, da dietro le sbarre. Fu un gioco, all’inizio, fu soltanto un gioco per nascondere l’amore, ma quando te ne andavi non smettevo mai di immaginare il tuo odore. Bastarono due notti e un giorno per incidere il tuo nome nel mio cuore. Passarono degli anni e mi chiedesti un figlio che non volli darti allora. Così, senza troppe parole, te ne andasti via per dimenticarmi e vendicasti il mio rifiuto di mettere al mondo chi non volevo sfamare sposando qualcun altro che non hai mai amato mentre io, sul ring, tiravo pugni e come sempre continuai a rubare. Cominciai ad odiarti fino in fondo. Incontrai una donna che ti assomigliava e pensava di cambiarmi ma il fuoco di questa disperazione finí per essere la mia condanna 30 anni, non un giorno in meno dopo aver ucciso lei, che chiamai col tuo nome, quando da quelle scale gettai.

185 GIORNI

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Conto i giorni per non dimenticare 185 e chissà quanti altri ancora. Qui in isolamento non c’è spazio per i sogni. Questa luce artificiale che trafigge gli occhi. Era dicembre quando vennero ad interrogarmi e, all’improvviso, ogni sospetto cadde su di me. Senza nessun vero indizio e senza dire altro. Svuota le tue tasche, ragazzo, e poi vieni con noi. Resta impresso il volto di mia madre. Sei lunghi mesi che non posso più vederla. Qui ho perduto tutto Il senso e le parole non servono più a niente. Sono vuote nel mio cuore. Sono solo uno studente e non un criminale, nella mia cella il silenzio è assordante. Faccia a faccia con la vita che ti scivola, così decidi di lasciarla andare via per sempre. L’ultimo sguardo, l’ultimo respiro. Stringo forte il lenzuolo intorno al collo 185 giorni e non uno di più. Vi lascio una lettera per non dimenticarmi.

DARIA

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Nando voleva più soldi ogni sera Daria che lavorava la notte intera per pagargli lo sfarzo di vita che conduceva. Le chiedeva se fosse felice mentre a 180 volavano sulla statale 693. Era volgare, stronzo e meschino il suo sguardo da truce mastino. Le lasciava segni profondi sula sua pelle. Le notti sulla strada erano fredde, scaldate dal calore di quei falò. Poi tornava a casa al mattino. Si chiedeva se fosse davvero quello il suo destino. Un bacio sulla fronte di suo figlio e così provava a studiare il piano che la liberasse da quella schiavitù. Fu insultata e derubata da un cliente che la picchiò fino a farla collassare. Si risvegliò in una stanza d’ospedale ed il primo pensiero fu vedere il suo bambino, così fuggì da li ma non lo trovò più in casa. Quanto poteva essere crudele la sua storia? Con il cuore in gola la sua vita le rimaneva appesa tra le dita. Mise a soqquadro il vicinato ma tutti dissero che era stato un sequestro preordinato da Nando che, in quel momento, arrivò. Nella lotta gli rubò la sua pistola. Il colpo fu perfetto, decisivo, opera d’arte. Fuoco e pallottole nell’aria. In quel caos, le sue lacrime asciutte. Tra la folla che si radunò lì intorno vide il suo bambino tra le braccia dell’amica Nancy. Ma la polizia era già pronta a separarli e quella fu l’ultima volta che lo vide. Ora Daria sconta la sua pena in quelle vecchie quattro mura.

WANDA

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Si chiamava Wanda Vino, viveva tra Genova, Casablanca e Berlino. Di nave in nave per ritornare a casa attraverso porti torturati da scafi e merce umana. Conobbe Gaspar, un trafficante persiano che vendeva eroina, lei divenne il suo corriere. Si conquistò una vita nel lusso più sfrenato, tra montagne di polvere bianca di cui non era mai stanca. Gaspar era la mente e Wanda, indubbiamente, riusciva ad ammaliare persino il capitano Caesar Moschee e profumi esotici. Mercanti e trafficanti. Credendo in un amore che nacque nel deserto. Passavano le notti in nave che, carica di droga, rischiava un’esplosione. Scoprirono le polveri dal fondo di un furgone. Riuscì a fuggire e si confuse tra la gente, cercando Gaspar inutilmente. Labirinti e strade che conosceva bene. Si nascose per giorni interi e restò ad aspettare, ma guardando il mare pianificò la fuga con l’aiuto di Caesar. E in quelle notti insonni, dove precipita il suo cuore. Chissà se quell’amore l’avrebbe mai salvata. Prese il primo volo diretto per Berlino, convinta di esser salva. Passarono tre mesi e in un giorno qualunque si ritrovò in manette in Alexanderplatz.

K

Acrilico su tavola 50cm x 67cm
Anno 2019

Svegliati, adesso, è ora di uscire fuori per sempre dopo dieci anni passati qui dentro, ma tu hai paura del mondo che rivedrai. Poco al di là di quel filo spinato c’è tutta la vita che hai sempre sognato, ma preferiresti restare nascosto, essere protetto, restare al tuo posto. Hai ancora tempo per vivere, respirare la libertà. La tua storia perduta, interrotta a metà. Questa vertigine che hai dentro il cuore è il terrore di scomparire tra quella gente non c’è mai stato nessuno che ti aspettasse. Vedrai dei volti senza un nome, ti accecherà la bellezza del sole. Cosa farai a partire da oggi, non tutti i tuoi sogni si sono dissolti. C’è ancora tempo per vivere. Riconquistare la libertà. Se la tua storia è perduta, ricomincia da metà.